Come la cannabis, anche il caffè era accusato di essere un prodotto “diabolico”, un raddoppiatore dell’io, rendeva vigili e disinibiti.
Fu la Chiesa,nel Cinquecento, a proibirne l’utilizzo. Ma quello che veniva chiamato anche vino d’Arabia per la sua provenienza dai paesi mediorientali che l’avevano sostituito proprio al vino (la cui assunzione è vietata dalla religione islamica), pare fosse molto amato da papa Clemente VIII, che non ne voleva più la proibizione.
Ecco, sarà forse la comune radice di subita diffidenza a lasciare che i sapori della canapa e del caffè si fondano in un’anima sola, trasformandosi in un toccasana per il corpo (mens sana in corpore sano, no?).
La miscela così composta è infatti un completo antiossidante. Alle sostanze proprie del caffè si aggiungono infatti gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6, gli aminoacidi che insieme a potassio, fosforo e magnesio diventano una fonte di carica naturale per il cervello.
Sarà per questo che il filosofo Montesquieu diceva che “il caffè ha la facoltà di indurre gli imbecilli ad agire assennatamente”. Figuriamoci quello alla canapa!
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